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TESTI CRITICI

Radicondoli, Luca Gilli. Una lunga confidenza

Cucire con la luca

Franco Arminio

Poeta, scrittore, paesologo

Le fotografie di Luca Gilli sono belle perché non hanno il tono di darsi arie da capolavori. Sono fotografie che rendono conto delle meraviglie ordinarie che stanno intorno a noi. Un paese è nei suoi monumenti, nella sua piazza ed è anche in una pianta che spunta da un marciapiedi, in un muretto accerchiato dai rovi. Un paese è l’intreccio di storia e di natura, un intreccio che è sempre solenne, perché sempre unico. Non esistono due paesi uguali, la calligrafia della storia non è mai la stessa. Gilli non fotografa per stupire, per denunciare. Il suo è un guardare con tenerezza e quando la tenerezza si unisce alla perizia tecnica non può che uscire un bellissimo lavoro.

A volte alcune foto fanno pensare al lavoro di Luigi Ghirri, specie quelle degli interni. Io ho pensato a uno scrittore come Peter Handke, al suo modo di guardare i luoghi e di scriverne. Queste foto sembrano appunti, sono un modo per dire ho visto questa cosa che se ci passi accanto forse non la noti e invece tutto quello che sta sotto il sole è notevole. Ogni cosa è interessante se la si guarda a lungo e se non appare interessante può essere che dobbiamo guardarla ancora, guardarla meglio. Gilli è un fotografo paziente, un pescatore di immagini di cui ogni luogo è pieno. Il suo lavoro fa venire voglia di uscire e andare a guardare le cose: è sempre un ottimo segno quando uno scrittore ci fa venire voglia di scrivere e un fotografo ci fa venire voglia di fotografare. Quello che conta è lavorare con il corpo, sviluppare un’attitudine percettiva, tenersi alla larga dalle astrazioni.

Queste sono fotografie pacate, silenziose. E quando parlano lo fanno a bassa voce. Gilli non ha bisogno di calcare la mano, guarda e ci fa sentire che ha un sentimento di riguardo, di amore. Radicondoli è un bel paese, ma qui la bellezza è come se fosse solo accennata. Quello che preme al fotografo è cogliere le presenze qualsiasi, le cose trascurabili. Un albero, una porta chiusa, uno spiazzo erboso, tutto è ritratto per alludere a una sottile sacralità. La nostra fortuna è che ovunque andiamo c’è qualcosa da guardare. Ci vuole uno sguardo libero da obblighi di denuncia o di compiacenza, uno sguardo senza tensione. Queste foto sembrano uscire da un occhio vigile e da un cuore contento. Sono figlie di una bella geografia morale, oltre che di preciso ritmo estetico.

Abbiamo bisogno di fotografi e di esseri umani come Luca Gilli. Abbiamo bisogno di un’arte che sappia posarsi con discrezione sulle cose, che sappia cucire più che strappare.

La famosa formula che fotografare è scrivere con la luce potrebbe essere emendata così: fotografare è cucire con la luce.

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