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TESTI CRITICI

Umwelt

Progetto espositivo di Luca Gilli per gli spazi di BDC a Parma.

Domenico de Chirico

Critico e curatore indipendente

«Se l'occhio non fosse solare, come potremmo vedere la luce?

Se non vivesse in noi la forza propria di Dio,

come potrebbe estasiarci il divino?»


Johann Wolfgang von Goethe, Teoria dei colori (introduzione), 1810



Il bianco è all'unanimità considerato il colore più chiaro poiché, presentandosi come acromatico, riflette e sparge integralmente tutte le lunghezze d’onda visibili tipiche della luce naturale. Questa caratteristica del colore “non colore” per eccellenza, la sua apertura prismatica, la sua accoglienza nebulosa sono aspetti preponderanti e incisivi nel lavoro di Luca Gilli, nel quale è possibile intravedere sia una sensibilità dichiarata nei riguardi delle caratteristiche strutturali dei fenomeni prima acromatici poi cromatici sia la volontà di esprimere sapientemente una forma particolare e specifica di esperienza del colore in tutte le sue manifestazioni.


Mediante un accurato studio della fisiologia dei processi della visione e la volontà ferrea di scandagliare il rapporto che sovente intercorre tra teorie personali ed esperienza, altresì definita ricerca empirica, alla scoperta di ciò che egli stesso definisce “nodi di fenomeni”, Luca Gilli rintraccia egregiamente, per l'appunto, quel punto nodale in cui una zona chiara confina con un'altra più scura fino a superarlo, dal momento che, per dirla con Johann Wolfgang von Goethe in relazione al suo saggio del 1810 intitolato “La teoria dei colori”, affinché il colore sorga, è necessario un margine dove la luce e l'oscurità possano incontrarsi per poter dar vita al colore.


Appassionato di colorimetria, quella disciplina che si occupa di normalizzare la misurazione del colore attraverso lo studio dei modelli di colore stesso e partendo dal presupposto scientifico secondo cui l'occhio umano è in grado di percepire solo tre attributi relativi alla luce, ovvero: tonalità o tinta, saturazione e luminosità o brillanza – incrocio triade dalla cui fusione nasce il colore – Luca Gilli, diviene così maestro di magnificente brillanza perfettamente in grado di definire, mediante la sua accezione personale di fotografia, tutto ciò che può essere considerato “indefinibile”, facendosi così portavoce di una elegante, completa e specifica esperienza del colore, includendo i suoi diversi momenti di manifestazione e le sue diverse componenti, dalla sua struttura materiale fino alla sua esaltazione immaginifica e simbolica. 


Gli oggetti delle sue fotografie sembrano messi a nudo dall'ondata di luce di cui sono impregnati, essi permangono nudi in un campo spaziale che definisce l'indefinito e viceversa, in cui tutto sembra essere già detto o in cui ogni cosa comincia a dirsi in quell'attimo iniziatico e ripetutamente istante per istante. All'insegna di nuove e sempre più sorprendenti prospettive volte alla destrutturazione dello spazio, la sovraesposizione si fa così tanto soave e decisa da rendere etereo tutto ciò che tocca, fra luoghi comuni e relativi oggetti, talvolta amorfi, gentilmente immortalati e sapientemente illuminati.


La potenza divina e profonda, fulgida e sfolgorante di tale candore viene così inframezzata da lampeggianti impulsi cromatici che si presentano impetuosi e autarchici seppur dipendenti dalla luce che vi si staglia addosso. È dunque in questo bagliore evanescente che ogni cosa presente in esso e al di fuori di esso trova la sua pausa nobile e catartica.


Luca Gilli è colui che mediante la fotografia pratica la φρόνησις (phronesis), nella sua accezione aristotelica, coadiuvando saggezza ed empirismo e rendendoli imparzialmente protagonisti indiscussi di un proscenio che viene di volta in volta sorprendentemente e sapientemente illuminato.


Ed è secondo tali precetti che nasce Umwelt, nuovo capitolo espositivo di Luca Gilli che prende forma presso gli spazi espositivi pressoché unici e strabilianti di BDC a Parma.


La parola tedesca Umwelt, da cui il titolo della mostra, significa "ambiente" o "mondo circostante" e, secondo Jakob von Uexküll, Max Scheler e Thomas A. Sebeok, coloro che hanno teorizzato tale principio, costituisce inconfutabilmente "il fondamento biologico che sta nell'esatto epicentro della comunicazione e del significato dell'animale-uomo (e non)" e in termini più generici indica l' "universo soggettivo". Esso è anche il mondo semiotico, quello fatto di segni e relative significazioni, ricco di aspetti importanti per il sostentamento di ogni particolare organismo che lo compone. Quest'ultimo, a sua volta, ricrea e conferisce una forma al proprio Umwelt nel momento stesso in cui interagisce con il mondo vigente. In questo meccanismo ciclico, chiamato "circolo funzionale", la teoria dell'Umwelt afferma che la mente e il mondo sono indissolubilmente inscindibili poiché sovente la mente interpreta necessariamente il mondo a beneficio dell'organismo. Metaforicamente, tutti questi elementi vengono così gentilmente incitati ad esercitare una connivenza amena auspicabilmente inscalfibile, edificante e armoniosa in una città inespugnabile che tanto ci ricorda quella votata al sole, inteso in senso metafisico, teorizzata da Tommaso Campanella, in cui imperano erudizione, conoscenza teorica e pratica, educazione, creatività e saggezza. Non sono forse questi i cardini che costantemente guidano la ricerca di Luca Gilli illuminandola con un leggero e delicato vento di rinnovamento perpetuo?


Pertanto, Umwelt fa riferimento all'armonia ineccepibile che intercorre tra domande e risposte, bene e male, buono e cattivo e costituisce fattualmente la vita e la realtà dell’essere vivente e non, dal momento che: «dicono che è gran dubbio sapere se 'l mondo fu fatto di nulla o delle rovine d'altri mondi o del caos; ma par verisimile che sia fatto, anzi certo».* Percorrendo una via la cui scepsi si fa sempre più radicale, Luca Gilli, senza mai dimenticarsi dell'interazione tra il sistema ricettivo e quello reattivo, punta i riflettori, senza timore alcuno, su tale proscenio, irradiandolo, esaltandone sensibilmente gli aspetti cognitivi e liricizzando, in chiave estetica, tutto ciò su cui egli concentra la sua attenzione, regalandoci, così, nuove e inattese prospettive visive e innovative, stimolanti e plausibili chiavi di lettura del mondo e della vita, quest'ultima, al tempo stesso, inspirante, espirante, inanimata.


Domenico de Chirico

Milano, 25 Ottobre 2022



* Tommaso Campanella, La città del Sole, trattato - 1602 (prima edizione)

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