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EVENTO

Come un destino nella luce chiara

A cura di Renato Corsini e Mario Trevisan

19 giu 2020

25 lug 2020

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Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana

Spazio Contemporanea - Brescia

La fotografia è protagonista degli appuntamenti che, dopo il lungo lockdown, stanno inaugurando la ripresa del programma espositivo 2020 a Brescia.

Sabato 20 giugno, nello Spazio Contemporanea di Brescia, apre infatti la nuova mostra personale del fotografo emiliano Luca Gilli dal titolo “Come un destino nella luce chiara”, a cura di Renato Corsini e Mario Trevisan. La mostra, realizzata dal Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana con il patrocinio del Comune di Brescia e la partecipazione di Paola Sosio Contemporary Art, si compone di 50 fotografie perlopiù di medio e grande formato.


In questo allestimento originale scatti inediti appositamente realizzati nel 2020 a Brescia si aggiungono a un’ampia selezione di molte delle opere più rappresentative della pluriennale ricerca artistica dell’autore. Il percorso espositivo si contraddistingue per dialoghi originali che dischiudono prospettive nuove nell’ambito di una partitura visiva particolarmente intensa e coerente.


Il titolo della mostra”, racconta Gilli, “è la citazione di un verso di Yves Bonnefoy che in qualche modo ha risuonato con le mie esplorazioni visive, con il mio fare e pensare la fotografia. Vuoto, luce in attesa di rivelazione, bagliori intermittenti che velano e disvelano, appunto, come un destino, come ricerca di quell’insondabile che abita luoghi, cose e persone. Un viaggio esteriore e interiore nella consuetudine per liberare relazioni evaporando abitudini, confini e certezze. Un esercizio personale di ritorno sulla fotografia nel tentativo di sporgersi sulla soglia dell’assenza, verso un altrove sospeso tra passato e presente, dove categorie, significati e concetti lasciano spazio alla persona, ad altre «realtà improvvise come nuvole». Distanze, interazioni, cammini silenziosi di prossimità fisica a cose e luoghi in ascolto della loro presenza per accoglierne e custodirne la bellezza in una forma di resistenza attiva all’indifferenza, all’oblio dell’omologazione.


Scrive Renato Corsini, direttore artistico del Ma.Co.f. e curatore della mostra assieme a Mario Trevisan, “… Inutile quindi spendere parole per collocare la creatività di Luca Gilli nella direzione che gli compete: quella di uno stile personalissimo che lo rende immediatamente riconoscibile nel panorama di una già vastissima schiera di autori che usano il mezzo fotografico. Le sue immagini sanno raccontarci un mondo in sospeso, un dialogo con luoghi che appartengono alla quotidianità, verrebbe voglia di dire banalità, che lui ci fa diventare straordinari, senza tempo, collocati in un limbo di equilibrio e di sublimazione. Da consumato “flaneur”, Gilli ci mostra l'invisibile che è sotto i nostri occhi, ci racconta, con grande poesia e energia onirica, l'elogio della lentezza, l'armonia degli opposti e le sensazioni che prova nell'approcciarsi a luoghi che solo all'inizio non gli appartengono, ma con i quali riesce poi a creare magiche condivisioni frutto della ricerca di una luce che mi piace definire “calma” e “silenziosa”, capace di restituirci momenti di grande liricità. Nulla è mai scontato; anche quando siamo entrati nel suo mondo, Gilli riesce sempre a stupirci con un dettaglio apparentemente dimenticato, con un leggero soffio inaspettato che fa rivivere le sue composizioni e che ci apre a nuove scoperte.

… Opere che meritano uno spazio espositivo di riflessione, che vanno guardate e non semplicemente viste, opere alle quali dedicare il gusto dell'osservazione e il piacere della scoperta, opere che non vanno consumate nel nome della velocità o della superficialità. Come non si può ascoltare colta musica classica facendo jogging, come non si può gustare un ottimo vino d'annata in un bicchiere di plastica, come non si può guardare un buon film sdraiati su un divano e interrotti dalla pubblicità, allo stesso modo non ci si può avvicinare alle fotografie di Gilli attraverso lo schermo di un computer o peggio ancora sul visore di uno smartphone. La ricerca quasi ossessiva degli equilibri cromatici, delle sfumature del bianco, che non è mai e solamente bianco, e la lettura del particolare imprevisto meritano un contenitore che ripaghi l'attenzione che l'autore riserva alla qualità delle stampe e alla loro proposizione. …”

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